“Fare vini è istinto, radici, terra e tempo.
Ma soprattutto testa.”
Il mio percorso qui è cominciato con l’università e gli amici, e il fatto di guardare all’azienda in casa come a un vero valore è venuto dopo. È arrivato maturando ed è una consapevolezza che cresce con me e si evolve. Dopo il liceo mi sono iscritto ad Agraria: volevo vedere se poteva piacermi questo lavoro, ma volevo anche sentirmi preparato ad affrontarlo. Insomma, stare qui, e contribuire a far crescere ancora l’azienda. Cosa mi piace? Sicuramente il contatto con le persone: forse questo fa parte anche del DNA di famiglia. Le persone sono tutte diverse, un po’ come i grappoli: “ogni vite, una vita”. Meglio non generalizzare, ma cercare di conoscere e capire. Avere a che fare con la natura ti rende sensibile e attento. Un esempio semplice: un germoglio che non cresce bene può avere bisogno di più cure; un altro è più forte e “cammina” da solo. Non puoi applicare regole troppo generali oppure a tappeto: meno che mai qui da noi, dove facciamo agricoltura biologica, tuteliamo l’ecosistema e la biodiversità, e monitoriamo il territorio. Noi siamo chimica, e anche fisica. Siamo processi in essere, e non ce ne rendiamo conto. Quindi la chimica che ho studiato non la intendo in termini negativi: è un tratto fondamentale della natura. La mia formazione mi ha aiutato ad analizzare le cose senza paraocchi. Il mio primo vino “ispiratore”, all’inizio è stato il Sauvignon, così “cromatico”… Ora sono concentrato sul Pinot Bianco, che mi colpisce per la sua eleganza. Affinare queste sensibilità è fondamentale per valutare quello che stai producendo. Fare vini è un mestiere antico e innovativo allo stesso tempo, e nelle migliori espressioni diventa un’arte. È istinto, radici, terra e tempo. Ma soprattutto testa.